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pugni serrati e si fece forza per quello che avrebbe potuto
trovare all'interno.
La porta era semiaperta, come se la persona che aveva
occupato la camera se ne fosse andata in tutta calma, senza
essere disturbata. Allungò la mano verso il pannello di
quercia e ferro battuto, maledicendosi per come gli tremava
la mano e allo stesso tempo ringraziando il buio che lo
nascondeva alla vista di Raina. Dischiuse piano la porta,
fece correre veloce lo sguardo all'interno per valutarne lo
stato e lasciò andare il respiro che non si era accorto di aver
trattenuto fino a quel momento.
La luce fredda della luna filtrava dagli scuri aperti e con
essa un po' di brezza notturna. Respirò per un attimo l'aria
della stanza, sorpreso nel constatare che non portava con sé
odore di morte né d'incendio, ma solo il profumo dell'estate.
Nella pallida luce lunare, Gunnar notò che il pavimento
di legno tagliato grossolanamente era stato ripulito della
paglia vecchia, prova della devastazione che il luogo aveva
subito tredici anni prima. La cassa che aveva contenuto
l'armatura di suo padre non c'era più, così come la rocca e il
fuso di sua madre. Le mura di pietra della stanza, che in
passato erano state rese più calde e accoglienti da arazzi
colorati e dallo stemma dei Rutledge, adesso erano vuote. Il
braciere era stato svuotato dalle ceneri e nessuno lo usava
più da tempo. Un ragno laborioso ne aveva fatto la sua
dimora. L'ampio letto in cui avevano dormito i suoi genitori
era l'unico pezzo d'arredamento rimasto, anche se era privo
del materasso di paglia e dei guanciali ed era ridotto a un
pezzo di legno coperto di polvere, troppo ingombrante per
essere portato via dalla fortezza. Tuttavia sembrava che la
stanza non fosse stata saccheggiata. Qualcuno che aveva
voluto bene ai suoi genitori doveva essersi occupato di
eliminare tutte le tracce del passaggio di d'Bussy. E Gunnar
era quasi certo di sapere chi fosse stato.