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Gunnar sentiva il cuore martellargli in petto e non si accorse
delle grida degli spettatori e dell'applauso che seguì quando
vacillò sulla sella.
Non poteva perdere. Non sarebbe successo.
Il cavaliere fece girare il suo destriero e si lanciò di nuovo
contro Gunnar, pronto a colpirlo. Con un grido, anche
Gunnar gli si scagliò contro. La sua lancia mirava dritto al
cuore dell'avversario. I cavalli al galoppo facevano tremare
la terra. All'improvviso tutto divenne silenzioso e persino il
tempo sembrò essersi fermato. Gunnar teneva lo sguardo
fisso sullo scudo del cavaliere, e sul punto che doveva
colpire per disarcionarlo. Tutta la sua attenzione era rivolta
a quel punto e, così concentrato, spronò il suo cavallo.
In un attimo, Gunnar riconobbe il suono familiare della
lancia che si infrangeva contro il bersaglio. Poi, per la prima
volta in vita sua, perse l'equilibrio e si rese conto che stava
cadendo da cavallo. Si aggrappò alla criniera dell'animale,
ma i guanti di pelle gli impedirono di mantenere una presa
salda sulla bestia, che scalciava e tentava freneticamente di
scappare. Gunnar cadde al suolo e il contraccolpo gli
mozzò il respiro. Il cavallo s'impennò e poi corse verso un
lato del campo di battaglia, mentre Gunnar si rimetteva in
piedi. Sguainò in fretta la spada, pronto a difendersi da un
nuovo attacco. Il cavaliere spronò il suo cavallo con
violenza, facendo nitrire l'animale che s'impennò prima di
lanciarsi contro Gunnar. Un ghigno apparve sotto l'elmo del
cavaliere mentre sollevava la lancia. Gunnar sapeva che
quell'uomo voleva ucciderlo, e per un attimo si domandò se
suo padre fosse morto così durante il torneo di d'Bussy,
tanto tempo prima.
Non ebbe nemmeno il tempo di formulare questo
pensiero che in un attimo il cavaliere fu sopra di lui.
All'ultimo momento, Gunnar si allontanò con un salto dalla
traiettoria del cavallo, cercando di colpire l'animale con la