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freccia da un momento all'altro. Le sue paure furono
confermate poco dopo quando un dardo le sfrecciò accanto
a grande velocità andandosi a conficcare nel terreno. Raina
gridò così forte per lo spavento che non sentì la voce che in
tono furioso ordinava agli arcieri di fermarsi subito.
Arrivò ai piedi della collina correndo a perdifiato,
sostenuta più dalla paura che dalla forza di andare avanti.
Le facevano male le gambe e i piedi, che di sicuro stavano
sanguinando per colpa delle pietre appuntite che
costellavano il terreno. Sentiva che non ce la faceva più, ma
si obbligò a continuare a scappare. Doveva raggiungere il
bosco e trovare un posto in cui nascondersi se davvero
voleva farcela.
Gunnar saltò in sella al suo cavallo e lasciò il castello al
galoppo. Quell'incosciente aveva rischiato di morire.
Mettendo da parte per un attimo la follia di volersi buttare
giù dalle mura della fortezza, come aveva potuto essere così
stupida da credere di poter sfuggire alle guardie? Se non
fosse stato avvertito in tempo della sua fuga e fosse arrivato
alla corte interna qualche attimo più tardi, Raina sarebbe
sicuramente morta. Si sentiva ancora il cuore colmo di
paura al pensiero che i suoi uomini le avessero scagliato
contro delle frecce. Grazie a Dio era arrivato in tempo!
L'arciere avrebbe di sicuro centrato il bersaglio se Gunnar
non l'avesse fermato in tempo.
Gunnar vide Raina al limitare del bosco e spronò il
cavallo in quella direzione. Sì, grazie a Dio non era stata
colpita e si sentì sollevato.
Raina si dirigeva verso la foresta in tutta fretta
nonostante zoppicasse. Se fosse riuscita a addentrarsi nel
bosco sarebbe stato difficile scovarla in quell'oscurità e Dio
solo sapeva quali belve avrebbe risvegliato andando a
tentoni tra i cespugli. Gunnar imprecò e poco dopo le si