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assaporando il piacere di averlo accanto, ringraziando Dio
per averlo ritrovato vivo. Detestava l'idea di lasciarlo
andare, ma il tempo per liberarlo era davvero poco. Tirò
fuori il pugnale che aveva portato con sé e prese ad
armeggiare con la serratura delle manette. «Stai tranquillo
adesso. Ti aiuterò a uscire di qui.»
Ma Gunnar non poteva tacere. Sibilava per il dolore di
qualche costola rotta. «Non l'ho ucciso io, Raina. Non
importa quello che ti ha raccontato Nigel, non ho ucciso io
tuo padre. Avrei preferito morire piuttosto che farti del
male.»
«Lo so.» Lo guardò negli occhi con la stessa intensità con
cui la guardava lui. «Non ho mai dubitato.»
«Ah, tesoro… il modo in cui ci siamo separati è stato
ingiusto. Mi ha ucciso mandarti via, ma volevo solo che tu
fossi al sicuro.»
«Avrei dovuto restare con te…»
«No» sussurrò Gunnar. «E non dovresti essere qui con
me ora. È troppo pericoloso. Cosa accadrebbe se Nigel ti
trovasse qui?»
«Non m'importa. Non sapevo se ti avrei mai rivisto,
perciò non ti lascerò qui. Mai. Ti farò uscire da questo posto
anche a costo della vita.» Raina infilò la punta del pugnale
nella serratura di una delle manette nel tentativo di liberare
Gunnar, ma purtroppo la lama era troppo grande per
entrare.
«Maledizione Raina! Non serve a niente! Stai rischiando
troppo!»
«Quello che non posso rischiare è di perderti un'altra
volta. E poi Nigel non mi farà mai del male finché potrà
usarmi a suo vantaggio.»
«Raina non essere sciocca. Non m'importa di morire, ma
non posso sopportare l'idea di saperti in pericolo.» Ma
Raina continuò a cercare di liberarlo, con fiera