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sudici e il vestito strappato, ma per Gunnar era radiosa. Era
una fata e lui la guardava estasiato.
«Perché non mi hai detto che è la figlia di d'Bussy?»
La domanda di Merrick attirò bruscamente l'attenzione
di Gunnar. Dio, non si era nemmeno accorto che l'anziano
guaritore gli si era avvicinato. Tutto quello che riusciva a
notare, tutto quello su cui Gunnar riusciva a concentrarsi
era la donna che illuminava il salone… e il suo cuore.
«I tuoi uomini mi hanno detto che hai intenzione di
scambiarla con suo padre. Credi davvero sia una mossa
saggia?»
Gunnar ripensò al giorno in cui aveva deciso di fare
quello scambio. Gli sembrava fosse passato un secolo. «Era
l'unica scelta che avessi, allora.»
«E adesso?»
Gunnar aggrottò la fronte e con fare inquieto si mise a
tracciare con le dita il bordo della sua coppa. «Non ne sono
sicuro.»
«A me sembra che adesso hai tra le mani qualcosa a cui
non sei più disposto a rinunciare, vero? Forse è ora di
dimenticare il passato, ragazzo mio.»
«Non posso e lo sai. Ho fatto una promessa. Ho vissuto
tutta la mia vita cercando di mantenerla!»
«E di lei che mi dici?» Merrick indicò Raina con un
cenno del capo. «Vuoi farmi credere che non le hai
promesso niente?»
Gunnar ripensò allora alla giornata trascorsa con lei alla
radura; ripensò al sogno che Raina gli aveva descritto, al
suo desiderio di vivere con lui in pace. «Non mi ha chiesto
di farle promesse, e non le ho promesso niente.»
Merrick si morse un labbro e poi si lasciò sfuggire un
sospiro. «E credi che una promessa sia tale solo se la
pronunci?» Scosse la testa con sguardo serio. «A volte, sono
le promesse che non facciamo le più importanti da