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sul colletto e una ciocca gli ricadeva su un occhio dandogli
un aspetto sbarazzino e affascinante. Raina si era sentita il
suo sguardo addosso dal momento in cui aveva messo piede
nel salone e quando finalmente osò guardare nella sua
direzione, Rutledge le sorrise. Arrossì al ricordo di quanto
quello stesso sorriso le aveva fatto rischiare.
Agnes si sedette a uno dei posti liberi rimasti lasciando
Raina da sola, in piedi, nel bel mezzo del salone. Si voltò a
destra e poi a sinistra nella speranza che qualcuno avesse
pietà di lei e le facesse posto. Nessuno si mosse. La
fissavano tutti, qualcuno stava già mangiando, altri si
godevano apertamente il suo imbarazzo.
Fu allora che Raina sentì Rutledge alzarsi. Senza voltarsi
a guardarlo, sapeva che era in piedi sulla pedana e che stava
aspettando che lei si voltasse. Quando alla fine Raina lo
fece, vide che le stava indicando una sedia proprio accanto a
lui. Raina lanciò uno sguardo a tutte quelle facce che la
osservavano cariche di attesa. Si aspettavano tutti che lei si
sedesse accanto al loro lord. Non le avevano offerto un
posto prima, semplicemente perché lei non apparteneva a
loro. Come sua prigioniera, il suo posto era accanto a
Rutledge.
Raina cercò di ignorare le ondate di disprezzo che
stavano per inghiottirla e si mosse in direzione della pedana.
Non avrebbe permesso a nessuno di credere che l'avevano
battuta! Non le importava cosa pensavano o, peggio ancora,
cosa sapevano di lei. Avrebbe affrontato con dignità quella
nuova umiliazione. E se lui pensava di poterla intimidire,
allora si sbagliava di grosso. Raina sapeva a che gioco stava
giocando Rutledge e voleva fargli capire che non intendeva
più esserne vittima.
Raddrizzò le spalle, salì sulla pedana e lo fulminò con lo
sguardo, nel caso lui avesse voluto fare qualche battuta su
quanto era successo quella mattina.