Scaricare - Condividere un file PDF

7
Gunnar doveva riconoscere che la ragazza aveva fegato. Ma
era anche molto stanca e tutto il tempo trascorso con lui
aveva di certo contribuito ad abbatterne la resistenza.
Rutledge immaginava che si trattasse di profonda
stanchezza e non di una resa spontanea il fatto che Raina
camminasse dietro di lui in silenzio e fosse rimontata a
cavallo senza proferir parola, ma comunque non prima di
averlo fulminato con lo sguardo.
L'aiutò a salire sul cavallo e la mise a sedere davanti a sé,
tenendola stretta più di quanto fosse necessario, mentre
cavalcavano in direzione del rifugio in cui avrebbero
passato la notte. Il paesaggio si apriva davanti ai loro occhi
e l'aria volgeva all'imbrunire, e Gunnar combatteva dentro
di sé per cercare di ignorare quella vicinanza inaspettata con
la sua prigioniera e di concentrarsi invece sulla prossima
mossa. Tuttavia, con suo grande sgomento, l'unica cosa a
cui riusciva a pensare era andare a letto con la donna che,
mentre cavalcavano, rimbalzava contro i suoi lombi.
La seta leggera delle vesti era increspata dal vento e ogni
tanto gli solleticava il polso e l'avambraccio. La treccia si
era sciolta da tempo e i capelli gli solleticavano il volto. I
fianchi stretti di Raina erano appoggiati contro il suo
gomito e Rutledge non riusciva a non immaginarne la curva
delicata. Raina era un insieme di tentazioni affascinanti,
tutte troppo belle per uno come lui.
Gunnar mise bruscamente da parte quei pensieri e spronò
il suo cavallo. Cercò di convincersi che non erano i capelli
di lei che profumavano di rose e caprifogli, ma l'aria della
sera. La pelle di Raina scottava a contatto con la mano di