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intenzione di dormire. Per me non fa differenza dove dormi,
ma mi dispiacerebbe calpestarti nel bel mezzo della notte se
mai dovessi raggiungere l'armadio.»
Da giorni Raina non dormiva su qualcosa di più morbido
di un po' di paglia adagiata sul pavimento, e l'idea che lui si
aggirasse per la stanza di notte mentre lei dormiva in terra
non le piaceva. Diffidente, tornò a letto. «Se devo
condividere il letto con te, per dormire, insisto che tu tenga
addosso almeno le brache.»
Rutledge scosse il capo. «Ho sempre dormito nudo e lo
farò anche stanotte. Non devi preoccuparti di questo.»
Non doveva preoccuparsene? Oddio, ma se non riusciva
a pensare ad altro! «Allora il cuscino resterà tra noi, a mo' di
barriera» decretò Raina mettendo il cuscino al centro del
letto.
Rutledge fece spallucce. «Come vuoi.»
Raina lo guardò mentre cercava di sciogliere un nodo.
Osservò quelle abili dita e si sentì il cuore in gola. Alla fine
il nodo si sciolse e le brache gli scivolarono lungo i fianchi.
«Santo cielo!» squittì Raina. «Devi proprio denudarti
davanti a me?»
Lui rise e la guardò. «Se trovi la vista troppo oltraggiosa,
puoi voltarti dall'altra parte.»
«Barbaro!» con un sospiro si voltò e gli diede le spalle.
«Non ho mai incontrato un uomo più incivile di te! Non ti
hanno insegnato niente sull'onore o su come comportarsi
mentre studiavi per diventare cavaliere?»
Il letto cigolò quando Gunnar si mise a sedere. «Sono
diventato cavaliere a quindici anni sul campo di battaglia,
senza studiare» disse tranquillo. «Lo sono diventato più per
necessità che per questione d'onore, e per quanto riguarda il
modo di comportarsi, posso assicurarti che se trascorri quasi
ogni giorno della tua vita a combattere e a uccidere altri
uomini per sopravvivere non hai il tempo di imparare le