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Spostò lo sguardo in direzione dell'ampio e vuoto letto,
domandandosi che aspetto potesse avere Rutledge nel
sonno. Dormiva liberamente in quel letto, occupandolo
tutto, o rimaneva rigidamente composto, controllandosi allo
stesso modo di quando era sveglio?
Una vivida immagine di lui nudo e sdraiato sul letto le
balenò in mente. Si sentì percorrere da un brivido, perché
riusciva a immaginarsi sotto di lui!
Come poteva desiderare quell'uomo - perché era proprio
di questo che si trattava -, come poteva provare altro per lui
che non fosse disprezzo? Doveva essere impazzita perché
smaniava dalla voglia di essere toccata, nonostante tutto
quello che aveva fatto finora; nonostante tutto quello che
avrebbe fatto in futuro… Lei lo desiderava.
Dio, avrebbe dovuto pregare per Alaric e per la sua
anima, e invece se ne stava lì a fantasticare su Rutledge!
Il rumore di passi lungo il corridoio, e poco dopo davanti
alla porta, interruppero queste pericolose fantasie. Chiunque
stesse camminando lungo il corridoio si avvicinava
lentamente, come se cercasse di non essere sentito. Chi
poteva mai essere a quell'ora del mattino quando tutti
stavano ancora dormendo? Mentre la porta si apriva
lentamente, Raina si alzò e si voltò.
Rutledge entrò furtivo con la stessa cautela di un gatto e
si richiuse la porta alle spalle senza far rumore. Poi si voltò
e incontrò lo sguardo sorpreso di Raina. Lei incrociò le
braccia sul petto e lo squadrò da capo a piedi, ma per tutta
risposta lui grugnì e la guardò in tralice mentre la superava.
Raina notò subito il suo aspetto trasandato, le occhiaie
scure, la sua espressione stanca e tesa. Sembrava veramente
esausto, come se fosse rimasto sveglio tutta la notte. La
tunica di lino era sgualcita, i capelli arruffati sul viso e sulle
spalle. Evidentemente la sua crudeltà lo aveva tenuto
sveglio per gran parte della notte. «Hai un aspetto orribile»