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Controvoglia, Raina si sistemò sulla sella e rivolse un
ultimo sguardo alla fortezza. Nello spazio di pochi giorni
erano successe così tante cose; era entrata a far parte della
vita di queste persone e loro della sua. Giurò a sé stessa che
qualunque cosa il destino avesse in serbo per lei, non
avrebbe dimenticato un solo momento del tempo trascorso
lì.
Avrebbe ricordato tutto anche a distanza di anni.
«Milady,» disse Wesley facendo muovere il suo cavallo
«siete pronta?»
No, pensò lei disperata. Non lo sarebbe mai stata. Una
raffica di vento la colpì, come se volesse spingerla fuori
dalla fortezza, s'impossessò per un attimo dei lembi del
mantello sbattendoli con forza contro le sue caviglie.
Alzò gli occhi verso le mura… dov'era lui. Una figura
impassibile, con i capelli neri che gli sferzavano il volto e le
spalle. Aveva le mascelle contratte e lo sguardo duro.
Quando Raina lo vide si sentì gelare. Non voleva
distogliere lo sguardo da lui. Voleva imprimere
quell'immagine nella sua mente: un guerriero
imperscrutabile e un uomo gentile. Amava Gunnar con
tutta sé stessa e gli avrebbe messo nelle mani tutta la sua
vita, così come aveva già fatto con il suo cuore. Se lui
l'avesse voluta.
«Milady» la voce di Wesley era gentile. «Dobbiamo
metterci in viaggio.»
Raina annuì, con gli occhi ancora fissi sull'uomo che
amava. Avrebbe voluto smontare da cavallo e correre da lui
per nascondersi nel suo abbraccio e non doverlo mai più
lasciare. Chiuse gli occhi nel tentativo di lenire il dolore che
le stava spezzando il cuore. Poi, con un grande sforzo,
sollevò una mano per salutarlo.
Lui non la vide, perché se n'era già andato.