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Il grido di rabbia che meno di un'ora più tardi scosse il
castello di Norworth fu sufficiente a spaventare uomini e
bestie. Le donne radunarono i bambini e filarono alla svelta
nei loro appartamenti non appena il barone seppe del
rapimento di sua figlia. Anche i segugi andarono a rifugiarsi
in un angolo del salone. Il castellano, l'uomo che aveva il
compito di vegliare sul castello e i suoi abitanti in assenza
del barone, gli aveva dato la ferale notizia e ora se ne stava
in piedi davanti a lui, torcendosi le mani nello stesso modo
in cui il barone gli avrebbe torto il collo.
Ma scosso e furioso com'era, Luther d'Bussy sapeva che
quello era invece il momento di mantenere la calma.
Doveva ragionare. Avrebbe punito il castellano quando
Raina fosse tornata a casa sana e salva, e questo pensiero gli
diede conforto. Lo shock iniziale stava lentamente passando
e doveva agire.
«Portatelo via» ringhiò. Fece un cenno a una delle
guardie che erano accanto a lui. «Mandate delle squadre di
ricerca in ogni angolo della regione. Non mi importa di
quanti uomini avremo bisogno né quanto tempo ci vorrà.
Voglio ritrovare mia figlia e la voglio ritrovare subito!»
La guardia annuì. Poi si voltò per uscire dal salone
oltrepassando Nigel sulla soglia.
Nigel percorse il salone a grandi falcate. Teneva l'elmo
annerito sottobraccio. Aveva i capelli sporchi e il viso nero
di fuliggine, e l'odore acre del fumo gli era rimasto attaccato
alle vesti a testimoniare la devastazione che Rutledge e i
suoi uomini avevano inflitto al villaggio.
«L'incendio è stato domato, milord» disse arrivando