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nervosamente davanti a lei. Quando alla fine parlò, la sua
voce era fredda e piatta, come la lama di una spada.
«No, non mi sbaglio. Magari non è stato lui in persona a
farlo, ma è stato un suo ordine.»
«Non riesco a crederci… È impossibile.»
«Mi stai dando del bugiardo?»
«Non dubito del fatto che tu sia davvero convinto della
responsabilità di mio padre, è solo che l'uomo che ti ha fatto
questo è un mostro della peggior specie e non è come mio
padre.»
«Questo non significa che sia innocente.»
«Forse no, ma se invece i tuoi ricordi di quel giorno
fossero confusi? L'hai detto tu stesso che sono passati tredici
anni. Eri solo un bambino allora. Spesso i ricordi dei
bambini tendono a essere esagerati…»
«Di cos'altro hai bisogno per convincerti che dico la
verità?»
«Non ho bisogno di essere convinta,» disse Raina «ma
forse se mi raccontassi esattamente com'è andata… potrei
aiutarti a capirci qualcosa.»
«Non c'è niente da capire» la interruppe, guardandola
furioso. Fece un lungo sospiro e si mise a fissare il fuoco.
«Non voglio rivangare ricordi spiacevoli e di sicuro tu non
vuoi ascoltarli.»
«Allora forse se avessi qualche prova…» si lasciò sfuggire
Raina senza riflettere.
Gunnar si voltò a guardarla pieno di sdegno e
incredulità. «Prova? Vuoi una prova di come tuo padre ha
squartato mia madre davanti ai miei occhi, quando si è
rifiutata di diventare la sua puttana? Vuoi una prova di
come uno dei suoi uomini mi abbia colpito alla schiena
lasciandomi morire dissanguato?»
«No.» Raina si tappò le orecchie per non ascoltare quei
dettagli orribili. «No, non è vero!»