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astardo non avesse a cuore il tuo bene.»
Raina sollevò lo sguardo nel sentire quella voce profonda
e vellutata. Il cavaliere aveva recuperato la spada finita tra i
cespugli ed era in piedi accanto a lei. Le sue spalle ampie
bloccavano i raggi del sole mentre riponeva la spada nel
fodero. Guardandola aggrottò la fronte, ma sembrava più
infastidito che preoccupato. Era completamente vestito di
nero. I capelli scompigliati dal vento che gli arrivavano fino
alle spalle, la veste scura, la calzamaglia e gli stivali. Dal
punto in cui si trovava, in ombra, persino i suoi occhi
avevano lo stesso colore di una notte cupa.
«Sei ferita?» le chiese, e Raina pensò che con tutta
probabilità doveva sembrargli una stupida dal modo in cui
lo guardava.
«No» replicò in fretta. «Ma devo ammettere che il mio
onore è gravemente ferito se devo fare affidamento sulla
gentilezza di un estraneo per essere salvata da qualcuno che
reputavo un amico, anzi, un fratello.»
Il cavaliere allungò una mano verso di lei e con un
leggero cenno del capo le fece capire di prenderla. «Le sue
intenzioni erano tutt'altro che fraterne» le disse, mentre
l'aiutava a rimettersi in piedi.
Raina trovò il contatto con il caldo palmo della sua mano
così piacevole e seducente, che a malapena ascoltò cosa le
stava dicendo. I suoi occhi erano ancora più seducenti: di
un castano scuro, impossibili da sondare tanto che a un
primo sguardo sembravano neri. Raina li trovava
imperscrutabili e aveva la sensazione che quello sguardo
penetrante si facesse strada senza sforzo nei suoi pensieri.
Sentendosi esposta, ritirò la mano da quella di lui e dentro
di sé maledì il rossore che le imporporava il viso.
Lo sguardo del cavaliere si fece più severo. Le passò
accanto sfiorandola e andò verso Nigel. «Quanti anni hai?»
chiese, mentre sollevava di peso Nigel caricandoselo su una