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Raina trattenne il fiato mentre Nigel cavalcava proprio al
centro della radura. Al suo fianco c'erano tre uomini armati.
Esplorarono tutta la zona mentre l'attraversavano,
controllando persino tra i rami degli alberi, come se si
aspettassero di essere attaccati anche dall'alto.
Il cavallo bianco di Nigel risentiva visibilmente della
cavalcata senza sosta a cui era stato sottoposto. Infastidito
dal morso, scuoteva la testa e la sua bocca schiumava. Il
collo e le zampe rilucevano di sudore; sangue rappreso,
dovuto agli speroni, macchiava il suo manto candido. Gli
altri cavalli non se la passavano meglio e anche gli uomini
avevano un aspetto esausto.
Raina avrebbe voluto chiamare Nigel per metterlo in
guardia, ma le minacce di Rutledge le risuonavano in testa.
Se si fosse mossa, Nigel e tutti gli altri sarebbero stati uccisi.
Dentro di sé pregò che attraversassero la radura in fretta.
Mentre si avvicinavano, un coniglio sbucò dalle felci e gli
attraversò la strada. Sorpresa da quel movimento
improvviso, Raina prese fiato e in quell'istante uno dei
cavalli nitrì, mascherando così il suo respiro. O
quantomeno sperò che fosse così.
Nigel fermò il suo destriero e gli altri uomini lo
seguirono.
«Cos'è stato?» disse uno di loro.
Nigel scosse la testa e sollevò una mano per chiedere
silenzio. Tese l'orecchio e restò in ascolto per un lungo
attimo, mentre i suoi uomini, confusi, scrutavano la radura.
Poi Nigel strizzò gli occhi e guardò proprio in direzione del
luogo in cui erano nascosti Raina e Rutledge.