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solo starle lontano. Non poteva biasimarlo, pensò.
«Alaric, fermati!» gridò. «Ti chiedo di fermarti e di
ascoltarmi.» A queste parole il ragazzo si fermò. Restò
immobile, continuando a darle le spalle mentre lei si
avvicinava.
«Non posso parlare con voi, milady.»
«È questo che ti ha ordinato di dire?»
Alaric annuì. «Milord me lo ha proibito.»
«È quello che vuoi?»
Alla fíne Alaric si voltò a guardarla. «Non importa quello
che voglio, milady. Sono uno scudiero che un giorno
diventerà cavaliere e mi è stato dato un ordine al quale devo
obbedire.» La sua espressione era decisa ma il suo sguardo
era gentile come sempre.
Lei gli sorrise e gli accarezzò il volto con fare materno.
«Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare a causa
mia. Potrai mai trovare la forza di perdonarmi?»
«Non avete nulla da farvi perdonare, milady. Avete agito
proprio come aveva previsto lord Gunnar.»
«Sì, ma devi sapere che non avrei mai pensato che saresti
stato punito al mio posto.» Il ragazzo la guardò perplesso.
«Ti ha fatto molto male?»
«No, milady» rispose Alaric scuotendo la testa. «Mi avete
colpito abbastanza forte, ma ho la testa dura. Me la sono
cavata con un bernoccolo.»
«Oddio!» esclamò Raina ricordandosi all'improvviso di
aver colpito Alaric in testa. «Mi dispiace molto anche per
questo. Ma mi stavo riferendo alla punizione che ti ha dato
lui.»
«Milady?» Alaric la guardava confuso.
«Avrebbe dovuto picchiare me al tuo posto. Punire te al
posto mio fa parte della sua idea contorta di giustizia,
credo.»
«Oh, no, avete capito male, milady. Milord mi ha solo