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in pessime condizioni: l'orlo era sfilacciato e sporco, le
gonne erano macchiate e lise. Quando era stata rapita, una
delle maniche era stata strappata e per questo aveva le spalle
scoperte; l'altra era ancora attaccata al vestito grazie a
qualche filo. Per quanto riguardava il suo odore, non
doveva di certo essere migliorato negli ultimi giorni.
Assunse un'aria imbronciata.
Maledì Rutledge per averla fatta vergognare di qualcosa
che in fin dei conti era stato lui a causare. Probabilmente
cercava solo di distrarla per non parlare di un argomento
che lo metteva a disagio. Be', non sarebbe stata così
compiacente. «Che ne hai fatto di Alaric?»
«Non sono affari tuoi. Non ti permetterò più di provare a
ingannarlo. Inoltre, dubito che lo vedremo molto in giro
oggi.» Buttò uno dei suoi stivali a terra ed ebbe l'ardire di
rivolgerle un sorrisetto compiaciuto. «Credo che sia
decisamente troppo dolorante per aver voglia di fare vita
sociale.»
Raina restò a bocca aperta. «Come puoi farti gioco delle
sofferenze di quel ragazzo? Ma che razza di mostro sei?»
Rutledge s'incupì. «Non sono poi così diverso da quel
mostro che tu chiami padre.»
«Sì, lo sei» replicò Raina. «Sei senza cuore.»
«Non ho mai detto il contrario.»
Mentre Rutledge si toglieva anche l'altro stivale, Raina
continuò a guardarlo e dentro di sé aveva una gran voglia di
prenderlo a pugni. Zotico arrogante e prepotente! Raina non
riusciva a credere che le sue azioni avessero davvero
qualcosa a che fare con la severità con cui era stato punito
Alaric. Si consolò pensando che Rutledge era solito
prendersela con chi era più debole di lui e allo stesso modo
aveva deciso di prendersela con suo padre, un uomo
anziano che non avrebbe mai fatto del male a nessuno e
nemmeno lo aveva mai pensato.