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servita, i sudditi avevano sfilato davanti al barone per
rendere omaggio a Raina e manifestarle la loro gioia nel
saperla finalmente a casa sana e salva. Raina sedeva
accanto a suo padre. Si sentiva a disagio, fuori posto; si
sentiva un'ospite, non certo la padrona di casa.
Da quando avevano parlato in camera sua, Nigel non le
aveva più rivolto la parola ma Raina era felice di non dover
subire la sua riprovazione.
Raina sapeva che Nigel era furioso e che senza dubbio la
considerava una stupida per i sentimenti che provava per
Gunnar, ma come avrebbe potuto spiegarglielo? Chi
avrebbe potuto capire quello che era successo tra loro nel
breve tempo che avevano passato insieme?
Mangiò in silenzio lanciando ogni tanto uno sguardo a
suo padre. Nemmeno lui le aveva più rivolto la parola, ma
Raina sapeva che il barone stava ponderando la richiesta
che lei gli aveva fatto. Raina lo vide allungare una mano e
bere per la seconda volta in un'ora tutto il suo calice di vino.
Alla sinistra del barone, Nigel indicò a un paggio il calice
vuoto e subito il giovane si apprestò a riempirlo, ma Raina
lo fermò. «Basta con il vino. Portaci un po' di idromele
piuttosto.» Il paggio esitò, poi guardò Nigel per avere una
conferma. Quando Raina con più decisione glielo domandò
di nuovo, il giovane annuì e si affrettò a obbedirle.
Raina si stava ancora chiedendo quali fossero le
intenzioni di Nigel, quando sentì la sedia accanto a sé
strisciare sul pavimento e vide suo padre alzarsi in piedi. Si
schiarì la voce sopra il baccano delle conversazioni dei
commensali. Con la coda dell'occhio, Raina vide Nigel
sporgersi in avanti e aspettare con ansia le parole del
barone, mentre in tutto il salone calava il silenzio.
«Grazie a Dio, mia figlia è tornata a casa» annunciò il
barone. Queste parole furono seguite da applausi e grida di
gioia. Qualcuno inneggiò anche alla morte di Gunnar, con