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così spaventata che non osava nemmeno respirare. Non le
servì molto per accorgersi che Rutledge puzzava di vino.
Puzzava così tanto che sembrava ci si fosse fatto il bagno.
La stanza era buia, rischiarata soltanto dai tizzoni di un
fuoco che si andava spegnendo. Raina sapeva di essersi
addormentata nel letto di Rutledge. Era stata proprio una
stupida! Ora doveva scegliere se continuare a fingere di
dormire, nella speranza che lui fosse troppo ubriaco o così
gentile da non molestarla, o se buttarsi giù dal letto e
infilarsi nel suo giaciglio prima che la toccasse.
Udì i suoi passi che si avvicinavano e lo sciabordio del
fiasco di vino appoggiato a terra. Poi sentì Rutledge che
slacciava il balteo e appoggiava la spada contro il muro, il
fruscio leggero dei suoi vestiti mentre se li toglieva. Si voltò
e lo vide che si sfilava la tunica.
«Cosa credi di fare?» gli domandò tutto d'un fiato.
Dal tono della sua risposta, Raina capì che Rutledge era
molto stanco. «Mi spoglio prima di andare a letto.»
«Questo lo vedo da me!» Si mise a sedere e lo guardò
accigliata. «Smettila subito!»
«Milady?» Smise di slacciarsi gli stivali e la guardò
fingendosi confuso.
Sebbene fosse completamente vestita, Raina si sentì
vulnerabile, esposta al suo sguardo. Si tirò il lenzuolo sul
petto, come a volersi proteggere da lui. «Se pensi di poterti
infilare nel letto e violentarmi mentre dormo, hai capito
male!»
«Infatti,» rispose lui sarcastico «ma questo è il mio letto e
se pensi che uno stupido lenzuolo possa impedirmi di
violentarti se volessi, quella che ha capito male sei tu!» Le
rivolse un sorriso compiaciuto mentre si metteva a letto.
«Dormirò per terra con un occhio sempre vigile!»
esclamò Raina.
«Non hai di che preoccuparti, agnellino, perché ho solo