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più piccolo rumore; persino il fruscio degli animali più
piccoli attirava la sua attenzione. Sembrava non gli
sfuggisse niente.
Raina cercava di osservarlo dalla sua posizione, ma ogni
volta che gli lanciava un'occhiata furtiva incontrava il suo
sguardo glaciale. Dopo la terza volta, decise che sarebbe
stato meglio lasciar perdere e concentrarsi su qualcos'altro.
Con il sorgere del sole l'aria si era riscaldata, ma il
terreno sotto i suoi piedi restava umido e freddo. Raina
guardò mestamente la pantofola che le restava. Era
macchiata del sangue delle guardie di Norworth che
avevano combattuto per proteggerla. Un amaro
promemoria della crudeltà di Rutledge.
Gli lanciò uno sguardo infuriato e scoprì che lui la stava
ancora osservando. Gli occhi dell'uomo si spostarono sul
piede nudo di Raina e lei, sentendosi esposta al suo
sguardo, lo nascose subito sotto le gonne. «È proprio
necessario che continui a fissarmi in silenzio?»
«Mi chiedo solo se tu abbia pensato alle conseguenze
delle tue azioni.»
Raina non voleva di certo prendersi colpe che non le
spettavano.
«Non so proprio di cosa tu stia parlando, messere.»
«Davvero? Allora dimmi, come mai hai nascosto il
piede? Pensavi che non mi sarei accorto che ti manca una
pantofola?»
Raina si accigliò. Non era sicura di aver capito cosa
intendesse dire.
«È stata davvero un'idea geniale, lo ammetto, ma ti
conviene pregare che gli indizi che ti sei lasciata dietro non
vengano trovati.»
«Indizi?» disse esasperata. «Sei pazzo.» Quando lui rise
prendendosi gioco di lei, Raina sibilò: «La pantofola mi è
caduta accidentalmente quando hai cercato di ucciderci