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«Davvero?» disse lui facendo una smorfia in segno di
sfida. «Forse dovresti chiedere a qualcuno dei miei uomini
qui, se non sono solito fare quello che dico.»
«Non ho bisogno di conferme,» replicò Raina soddisfatta
di sé «perché ne ho già la prova.»
Lui rise, guardandola da sopra il bicchiere. «Che prova?»
«Ho incontrato Alaric stamattina, mentre tornavo qui…»
La sua voce si affievolì nel momento in cui lui posò il
bicchiere e subito Raina si pentì di aver toccato un
argomento così scomodo.
Inspiegabilmente Rutledge sbiancò in viso. «Cosa ti ha
detto?» Raina osservò come le emozioni gli cambiassero
l'espressione del volto. Dapprima il suo sguardo mostrò una
certa sorpresa, perché di sicuro lo aveva preso in
contropiede. Poi però si fece largo sui suoi lineamenti una
sorta di ansia che lo costrinse a storcere le labbra in una
smorfia. Sbatté le palpebre e Raina vide che i suoi occhi
erano colmi di rabbia. «Cosa ti ha detto?»
Era spaventata. «Che… che gli hai solo fatto una
predica… e che lo hai fatto bere…»
«Dannazione!» gridò lui sbattendo il pugno sul tavolo.
Quando molti dei suoi uomini si voltarono a guardarlo,
compreso Alaric, Rutledge abbassò la voce a un sussurro.
«Quel ragazzo non ha ancora imparato quando deve
tenere chiusa quella boccaccia!»
«Non prendertela con lui. Anche se non mi avesse detto
niente, l'avrei comunque capito dalla tua espressione che
non l'hai picchiato» disse Raina, sollevata nel vedere che la
collera di Rutledge si stava dissolvendo poco alla volta. «Mi
hai lasciato credere che lo avessi fatto, ma in realtà non è
così. E allo stesso modo vuoi far credere a questa gente che
sono diventata la tua concubina.» Raina scosse la testa.
«Qualunque siano le tue ragioni, non mi presterò a questi
giochetti.»