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era formato in gola. «E anche adesso, l'unica cosa che
t'importa è pareggiare il conto?»
«Occhio per occhio.»
«La vendetta non è la tua unica possibilità.» La sua voce
suonò disperata persino a sé stessa ma non le importava.
«Gunnar, non posso più far finta che mio padre non sia
coinvolto in quanto è successo a Wynbrooke. Quello che è
accaduto alla tua famiglia è terribile e non merita
giustificazioni. Il tempo non potrà cambiare quanto è
accaduto, ma cambia le persone. Chiunque fosse mio padre
tredici anni fa, non è più lo stesso uomo.»
Gunnar la guardava dritta negli occhi con quell'oscuro
sguardo impenetrabile, ma Raina continuò a fissarlo. «Ma
non lo capisci? Se lo uccidessi ora, ti macchieresti dello
stesso crimine di cui lo accusi. Tu puoi ancora scegliere.
Puoi scegliere di essere un uomo migliore di lui. Porgi l'altra
guancia, milord.»
«Ama il tuo nemico?»
«È cosi difficile da prendere in considerazione?» gli chiese
con la voce rotta. Raina sapeva cosa significava amare il
proprio nemico. E Dio le era testimone, non era stato
difficile. Ma amare un uomo ferito era molto diverso dal
perdonare a un mostro i propri crimini. Né era impresa da
poco provare affetto per un parente di quel mostro,
figuriamoci amore. Ma saperlo non leniva il dolore che
provava.
«Ah, agnellino, non voglio ferirti. Non è mai stato nelle
mie intenzioni.»
«E non lo hai fatto. Sei sempre stato onesto e gentile con
me, quando invece avresti avuto tutti i motivi per
disprezzarmi. Quello che mi fa male è vederti soffrire,
vedere quanto tutto questo dolore si ripercuota sulla tua
vita. Vorrei poter cancellare quanto è accaduto tredici anni
fa. Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto ieri notte. Mi