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Era questo che suo padre cercava di farle capire quando
le diceva che con la maturità del corpo arriva sempre la
corruzione del pensiero? Era questo che intendeva quando
le diceva che per la sua incolumità avrebbe dovuto evitare di
trovarsi da sola in compagnia di Nigel? Se solo lo avesse
ascoltato!
Nigel le aveva immobilizzato le braccia e con una mano
aveva iniziato a sollevarle le gonne in fretta. Raina era in
preda al panico. Di sicuro Nigel non aveva intenzione di
prenderla contro la sua volontà! Lottava per liberarsi, ma le
grida uscivano attutite contro la bocca di lui. Ansimava
terrorizzata, bloccata in quel brutale abbraccio. Nigel
sembrava incoraggiato da quei gemiti, e premette il suo
sesso contro il fianco di lei. Alla fine si staccò dalla bocca di
Raina, che gridò nella speranza che qualcuno potesse
sentirla e accorresse in suo aiuto.
Una voce profonda tuonò in risposta alle sue grida.
«Lasciala andare o assaggerai la mia spada.»
Nigel allentò subito la presa e con un ringhio la liberò,
voltandosi a guardare chi l'aveva interrotto. Raina si sistemò
le gonne e da sopra la spalla di Nigel riuscì a sbirciare
l'uomo che era arrivato a salvarla.
Un cavaliere scuro in sella a un destriero nero fissava
Nigel con sguardo truce. La minaccia che aleggiava nei suoi
occhi era sostenuta dalla grande spada lucente che, risoluto,
aveva sollevato contro di lui. Un viso che avrebbe potuto
essere scolpito nel granito tanto era impassibile; la mascella
squadrata, la bocca ben tornita piegata in una smorfia
spietata.
Quest'uomo non aveva l'aria di essere un salvatore,
piuttosto un fosco spettro; il diavolo in persona. Ma mentre
Raina era in piedi con gli occhi sbarrati in evidente
soggezione, Nigel lo attaccò con ostentata sfrontatezza.
«Questi non sono affari tuoi,» gridò «e non sai con chi