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era quello il luogo in cui lui riposava, pensò, passando la
mano sul letto sfatto. E qui è dove si intrattiene con le sue
donne. Tutto l'arredamento spartano testimoniava una
presenza imponente: dal letto, privo di tende e grande
abbastanza da ospitare un'intera famiglia, al buco nero del
camino che era stato scavato nella spessa parete davanti al
letto. Ai piedi del letto c'era un'armatura e accanto un
attaccapanni per la tunica in maglia di ferro. Tutto in quella
stanza trasudava guerra e violenza, proprio come l'uomo
che l'abitava, pensò Raina.
Una tunica di tessuto ruvido le colpì il volto.
«Piantala di sognare a occhi aperti e aiutami a tirare su
questi panni!» Agnes non aveva pazienza né buone maniere.
Raina le si avvicinò. «Non stavo sognando» disse, mentre
quella le metteva tra le braccia una pila di vestiti sporchi e
maleodoranti.
«Che schifo!» sibilò. «Forse faremmo meglio a buttarli via
invece di lavarli.»
Agnes la degnò appena di uno sguardo prima di passarle
anche un paio di mutande logore. «Bene, è tutto» annunciò,
passando accanto a Raina con una manciata di vestiti che
teneva sotto il braccio robusto. «Seguimi» le ordinò.
Non le diede il tempo di controbattere, perché era già
uscita dalla stanza e camminava lungo il corridoio. Raina si
affrettò per starle dietro ma ad ogni passo doveva fermarsi a
raccogliere i vestiti che cadevano.
Arrancò giù per le scale seguendo quella donna pingue,
decisa a non perdere nemmeno un paio di mutande per
strada e a non inciampare. Gliel'avrebbe fatta vedere lei!
Avrebbe dimostrato ad Agnes e Rutledge che non era affatto
una principessa viziata incapace di resistere a una giornata
di lavoro. Era in grado di affrontare questo e qualunque
altro compito le avrebbero assegnato in seguito.
Agnes le fece cenno di seguirla attraverso il salone e