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Mentre i suoi uomini riportavano i cavalli ormai esausti
alle stalle, Rutledge si fermò e si voltò verso Raina. «Non è
come a Norworth qui, ma credo che ti troverai a tuo agio
comunque.»
Raina accennò un sorriso pensando che
quell'osservazione assomigliava molto a una scusa. Non
appena ebbe formulato quel pensiero, vide apparire da
dietro l'angolo un ragazzo magro e allampanato. Aveva i
capelli rossi e lisci, lunghi fino alle spalle e legati dietro le
orecchie.
«Saluti, milord!» gridò, correndo felice incontro a
Rutledge. «Siete riuscito nel vostro intento, milord? Non
risparmiatemi nessun dettaglio, vi prego! Quella canaglia
del barone è morto alla fine? Ha gridato mentre lo
trapassavate con la spada, come il porco che è?» Il ragazzo
gli fece tutte queste domande, una dietro l'altra. La sua voce
trasudava un interesse ardente, quasi morboso.
Raina restò senza fiato, inorridita. «Per l'amor del cielo!
Che barbarie hai insegnato a questo ragazzo?»
Il ragazzo notò Raina solo in quell'istante e le sue gote
lentigginose avvamparono immediatamente.
«Alaric,» disse Rutledge «questa è lady Raina, la figlia di
quella canaglia del barone.» Cercò di trattenere un sorriso,
ma Raina notò il suo sguardo divertito mentre si avvicinava
per farla scendere da cavallo. «Sarà sotto la mia custodia per
i prossimi giorni.»
«La figlia di…» il volto del ragazzo avvampò ancora di
più. «Vi chiedo perdono milady» disse facendo un inchino,
poi sorrise e prese il cavallo di Raina per le redini. «Non
abbiamo mai avuto ospiti qui.»
Rutledge si schiarì la gola. «Che si fermi oppure no,
Alaric, lady Raina non deve essere considerata un'ospite.
Smettila di fissarla inebetito e vai ad abbeverare i cavalli
prima che muoiano di sete.»