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Raina restò in silenzio per qualche attimo prima di
chiedergli: «È perché hai paura che non saresti capace di
ucciderlo se fossi presente? Com'è successo con Burc?»
«Ah, tesoro… credevo mi conoscessi meglio di così.»
«Non sono più sicura di niente. Pensavo ci fosse qualcosa
tra noi. Pensavo che tutto sarebbe stato diverso ora…»
Quando Gunnar sentì la sua voce rompersi, si allungò
verso di lei per accarezzarla, ma poi all'improvviso cambiò
idea. Consolarla in quel frangente sarebbe stato peggio che
rimandarla a casa ferita. Non poteva rischiare di darle false
speranze su un futuro insieme quando non era sicuro che
l'avrebbe rivista ancora.
Sebbene i suoi propositi di vendetta si fossero affievoliti,
Gunnar non era affatto sicuro che il barone sarebbe andato
a discutere un accordo di pace con lui dopo che aveva rapito
Raina e l'aveva tenuta in ostaggio. E se era sicuro di non
volerlo colpire per primo, non poteva sapere quali erano i
piani del barone, perché d'Bussy avrebbe sempre potuto
tendergli un'imboscata.
L'idea di morire non aveva mai spaventato Gunnar. Ciò
che gli faceva rivoltare lo stomaco era il pensiero che Raina
avrebbe potuto essere lì e vederlo. Essere testimoni di un
omicidio era una cosa orribile e di certo Gunnar non voleva
che una donna buona e gentile come Raina dovesse
assistervi. E, conoscendola, se la situazione fosse
degenerata, Gunnar era sicuro che non sarebbe rimasta a
guardare.
Se avesse saputo quanto erano forti i suoi sentimenti per
lei, quanto lui desiderasse passare con lei la sua vita, la sua
determinazione nel volergli restare accanto il giorno che
avesse incontrato suo padre sarebbe stata ancora più salda,
ed era un rischio che Gunnar non voleva correre.
Gunnar si alzò dal letto e si trascinò verso la porta. Prima
di uscire disse: «Mi dispiace di averti ferita. Ma è per il tuo