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sua madre, il motivo per cui aveva scelto di vivere in
solitudine. Ora tutto aveva finalmente senso: i giorni che
sua madre trascorreva chiusa in camera sua, le erbe
medicinali che venivano bruciate, le cameriere e l'odore
nauseabondo dei cataplasmi. Tutte le volte che sua madre
l'aveva allontanata chiudendola fuori dalla porta, non era
perché non l'amasse ma perché non voleva che Raina la
vedesse in quelle condizioni. «Perché la picchiavi?» chiese
Raina incredula.
«Volevo ferirla tanto quanto l'idea di saperla a letto con
un altro feriva me. Sapevo che era sbagliato ma non riuscivo
a controllarmi. Giurava di essere innocente, ma io vedevo
un amante in ogni uomo che la guardava. Nessuno avrebbe
potuto convincermi del contrario, e devo dire che in molti ci
hanno provato.»
«E i Rutledge?»
«Un giorno insistetti perché tua madre mi
accompagnasse a un torneo a Wixley. Poco dopo essere
arrivati, tua madre vide sua cugina e si allontanò da me per
andare a parlarle. Quando la rividi, era in piedi vicino a
William Rutledge. Si era macchiata una scarpa e Rutledge
si era fermato a pulirla usando un lembo del suo mantello.
Avrei ucciso chiunque per vedere tua madre sorridermi,
anche solo una volta, nello stesso modo in cui sorrise a lui.»
Il barone accennò un ghigno nervoso e pieno di
risentimento. «Qualunque cosa facessi, venivo sempre
trattato con indifferenza. E poi, un semplice gesto di
cortesia da parte di uno sconosciuto la faceva sorridere.»
Il barone si fermò. Aveva dipinta in volto un'espressione
sofferente. «Ero folle di rabbia. Io e Rutledge arrivammo a
scontrarci al torneo, ma lui era completamente all'oscuro
delle mie intenzioni omicide. Quando mi si presentò
l'occasione di potergli infliggere un colpo mortale, non ci
pensai due volte. Tua madre mi guardava con orrore,