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succede?»
«Niente, bambina mia» sussurrò lui «ora che sei tornata
non conta più.»
Tentò di abbracciarla ma Raina si scostò e lo afferrò per
le spalle. «Devi smetterla di nascondermi la verità» disse.
«Ti prego, guardami e cerca di vedermi per la donna che
sono. Non sono più una bambina che ha bisogno di essere
protetta.»
Lui si accigliò e si alzò. Rimise a posto una coppa di vino
rovesciata e poi le rivolse uno sguardo carico di significato.
«Non avrei mai voluto riprendere le vecchie abitudini, ma il
pensiero di averti persa…» La sua voce s'incrinò mentre
respirava tremante. «Sono un uomo debole, figlia mia. Non
sono riuscito a sopportare tutto questo da solo.»
Raina sentì salirle agli occhi lacrime di bruciante senso di
colpa. «Mi dispiace che tu sia stato in ansia per me. Mi
dispiace per quello che hai dovuto passare in quest'ultima
settimana.»
Il barone rise amaramente scuotendo la testa. «Non devi
scusarti per qualcosa che ho causato io, Raina. Mi spezza il
cuore pensare a tutto quello che hai dovuto subire…» Le sue
spalle curve furono scosse da un singhiozzo.
Raina ripensò ai giorni che aveva trascorso lontana da
Norworth. «Non ho sofferto, papà. Gunnar è un brav'uomo
ed è sempre stato gentile con me.»
A queste parole il barone sollevò lentamente la testa. Si
voltò a fissarla come se stentasse a capirla. «Lui, Gunnar, è
stato gentile con te…»
«Sì» replicò Raina, sicura che suo padre avrebbe capito
che era la verità. Il barone restò in silenzio per qualche
minuto, come se stesse ponderando il peso di quelle parole.
Poi le chiese semplicemente: «Lui ti ha… detto tutto di me?
Immagino che ti abbia raccontato cose terribili.»
«Sì, papà, è così. So quello che è successo tra te e