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Raina fu svegliata da un raggio di sole che le accarezzava il
viso e le riscaldava la gamba che era fuori dalle coperte.
Sapeva di aver dormito nel letto di Rutledge; se ne sarebbe
ricordata comunque anche senza essere avvolta dal suo
profumo. Finse di stiracchiarsi per capire se lui fosse ancora
lì accanto a lei, ma l'altra metà del letto era fredda e vuota.
Allora si mise a sedere sul letto e si guardò intorno.
Rutledge era uscito.
Un vassoio con la colazione era appoggiato in fondo al
letto. Raina aveva fame e si allungò per prendere un pezzo
di formaggio. Su un tavolino dall'altra parte della stanza
c'era un catino pieno d'acqua aromatizzata con chiodi di
garofano. Gunnar si era preoccupato di farle trovare la
colazione e soprattutto di farle avere un po' di privacy.
Raina si lavò e mangiò. Era felice e cercò invano di
sopprimere una vaga sensazione di gratitudine.
Aveva appena finito di sistemarsi e si era messa a
rammendare, quando la voce di Gunnar, proveniente dalla
corte, attirò la sua attenzione insieme alle risate degli altri
uomini e al clangore delle spade, ormai divenuto per lei
familiare. Tuttavia quella mattina, Raina non udì il solito
rumore di dozzine di spade che si scontravano nelle
esercitazioni, ma il suono di due sole spade. Incuriosita, si
alzò e andò alla finestra.
I cavalieri erano tutti in cerchio a guardare due uomini
che combattevano. A giudicare dalla possente forma fisica,
uno di loro era senza dubbio Gunnar, che non indossava né
armatura né elmetto, come invece faceva il suo prudente
avversario. Nonostante l'armatura, Raina riconobbe subito