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Alaric si lasciò sfuggire un pesante sospiro. «Non urterò
oltre la vostra sensibilità, milady. Mi avete dato la vostra
parola. Qualche minuto di privacy non farà male a
nessuno.»
«Grazie» sussurrò lei, e si avviò verso i cespugli.
Raina ammirava la cavalleria di Alaric e si chiedeva
come il ragazzo avesse potuto acquisirla dovendo servire un
uomo insolente e prepotente come Rutledge, che al suo
posto si sarebbe sicuramente divertito a umiliarla ancora.
Ringraziò il cielo che Gunnar avesse mandato lui quella
mattina.
Si addentrò per qualche metro tra i cespugli e trovò un
posto abbastanza appartato. Si sollevò le gonne e si
accovacciò. Non aveva idea di quanto fossero indolenzite le
sue gambe, finché non provò a piegarsi e per poco non
cadde in avanti. Parò la caduta, ma così facendo mise le
mani in un cespuglio di ortica. La pelle le si ricoprì
all'istante di macchie rosse e pruriginose, rese ancora più
fastidiose dalle condizioni delle sue mani.
Si grattò in corrispondenza delle vesciche bianche che
iniziavano a comparire e imprecò tra sé e sé. Ortiche!
Impossibile sradicarle e ancora più difficili da sopportare. Si
passò le mani sulle gonne e gemette quando il prurito
divenne ancora più insopportabile.
Sentì Alaric che la chiamava. «Milady, state bene?»
Raina non poteva rispondere. Le sue mani pulsavano per
il dolore e avrebbe voluto trovarsi lontano da lì, a casa sua.
Maledetto Rutledge! Se non fosse stato per i suoi ordini,
non si sarebbe scorticata le mani e non avrebbe dovuto
togliere le ortiche dalle ferite. Le aveva rovinato la vita e
avrebbe voluto ripagarlo con la stessa moneta. Se solo
avesse trovato il modo di provocargli anche il più piccolo
dei danni che lui aveva provocato a lei. Che gioia e che
soddisfazione avrebbe provato nel vederlo soffrire!