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Gunnar si costrinse a voltarsi per affrontarla. «Quattro
giorni e poi cosa? Mi sono già approfittato di te e molto
presto potrei portarti via tutto quello che resta della tua
famiglia.»
«Ma ormai tu significhi molto per me… molto più di
chiunque altro!»
«Ah, Raina. Non credere di non amare più tuo padre
solo perché sei venuta a sapere dei suoi crimini. L'hai detto
tu che ti ha sempre trattata con gentilezza e che non è più
l'uomo che mi ha rovinato la vita tredici anni fa. È facile,
ora che sei nel mio letto, credere che non t'importi più nulla
di lui, ma quando lo vedrai morto e saprai che sono stato io
a ucciderlo non la penserai più così.»
Anche al buio, Gunnar riusciva a vedere l'angoscia che
attanagliava Raina al pensiero di quanto sarebbe potuto
succedere. «Allora hai ancora intenzione di portare a
termine i tuoi piani di vendetta…»
«Sì, ho intenzione di affrontarlo. Niente può cambiare la
mia idea al riguardo, nemmeno quello che c'è stato tra di
noi. Ma ti prometto che non sarò io a colpirlo per primo. Al
di là di questo, non posso prometterti altro.»
«Ma se mi rimandi indietro, lui non avrà motivi per
venire a incontrarti» rimarcò Raina. La sua Raina, razionale
fino in fondo anche con il cuore spezzato.
«Digli che ti ho rimandata a casa per dimostrargli la mia
buona fede. Se in questi anni ha capito il significato della
parola onore, verrà a incontrarmi con o senza di te a fare da
esca. E se è anche solo la metà dell'uomo che hai sempre
pensato che fosse, ti vorrà con sé proprio come me.»
«Gunnar, voglio stare con te. Hai bisogno di me! E se
succedesse qualcosa? Se sarò lì con voi, mio padre sarà più
disposto ad ascoltarti e a trattare un accordo di pace…»
«Ho preso la mia decisione, Raina. Non voglio che resti
qui.»