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cosicché tu possa cederla a uno senza spina dorsale, come
Nigel?»
Raina non era più capace di parlare, di formulare
pensieri. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per aver detto
una cosa tanto brutta e invece restò intrappolata tra le sue
braccia a contemplare il suo sguardo che si faceva sempre
più profondo, annebbiato da una battaglia interiore.
Poi Rutledge la sciolse da quell'abbraccio.
«No, Raina» disse lui infine. «Non lo farò. Quando
staremo insieme, non sarà per vedetta. Sarà solo per il puro
piacere di farlo e ti prometto che quando accadrà, nessuno
di noi due lo dimenticherà.»
Detto questo si allontanò da lei, lasciandola al freddo e
scossa dai brividi. «Vai.» La congedò con un cenno del
capo.
Raina esitò a muoversi, perché non era sicura di quello
che avrebbe dovuto fare. Una parte di lei desiderava restare
con lui, conoscerlo come non aveva mai conosciuto altro
uomo in vita sua. L'altra la pregava di stare il più lontano
possibile da lui per evitare che le spezzasse il cuore.
Timidamente, gli si avvicinò.
«Vattene!» gridò lui. «Prima che decida che non
m'importa cosa pensi di me!»
Raina iniziò a scappare e per poco non inciampò tra le
alghe e le gonne che le si erano attaccate alle gambe. Mentre
correva verso la fortezza cercò di non piangere e non si
voltò mai indietro. Ma cosa si era messa in testa? Lei non
significava niente per lui! La figlia del suo peggior nemico,
non l'aveva forse definita così? Come aveva potuto
permettergli di toccarla in modo così intimo? Si sentiva le
sue mani addosso ancora adesso e maledì il suo animo da
sgualdrina. Strinse al cuore il ricordo di quel contatto,
determinata a tenerlo lì per sempre.
Era forse impazzita per dimenticarsi così in fretta di tutti