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Timidamente Raina gli si avvicinò, anche se temeva che
lui avesse intenzione di tagliarle le mani. Così voltò la testa
da un'altra parte per timore di assistere all'amputazione.
Con un movimento veloce della lama, Rutledge tagliò le
corde che caddero a terra. Il sangue riprese subito a
circolare nelle mani di Raina, che pulsavano di dolore.
«Finché mi obbedirai,» disse lui mentre si accovacciava
«non hai motivo di temermi.»
Dal momento che le stava puntando contro un pugnale,
Raina pensò che si trattasse più di un avvertimento che di
una promessa.
Lo guardò con diffidenza mentre tagliava le corde che le
bloccavano le caviglie. Dopo averla liberata, la mano di
Rutledge indugiò sulla gamba di Raina, finché non alzò lo
sguardo sul suo volto e la trovò che lo stava fissando.
Apparentemente incapace di nascondere l'antipatia che
nutriva verso di lei, lasciò andare la sua caviglia e,
accigliato, si affrettò a tirarle giù le gonne per nascondere la
vista delle sue gambe.
Si rialzò e le porse la mano con uno sguardo pieno
d'impazienza. Raina accettò l'aiuto e lui la tenne stretta a sé
per i brevi istanti che servirono a farle recuperare
l'equilibrio. Raina non riusciva a chiudere le mani sugli
avambracci di lui e nei suoi occhi vide un lampo malvagio,
come fossero quelli di un lupo affamato. Si liberò in fretta
da quello strano abbraccio, si lisciò le gonne con le mani e si
domandò quanta strada avrebbe potuto percorrere a piedi.
«Non credere di poter scappare, milady» disse lui come
se avesse letto i suoi pensieri. «Non riusciresti ad andare
molto lontano, e se anche io non dovessi riuscire a
prenderti, la foresta è piena di farabutti che non si
preoccuperebbero affatto delle tue condizioni.»
Detto questo le si avvicinò per liberarla dal bavaglio.
Prima che Raina potesse accorgersi di quanto stava