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pizzetto rado che aveva tentato di farsi crescere per lungo
tempo aveva dato scarsi risultati, e Raina pensò che lo
faceva sembrare un elfo dal mento appuntito. E di cattivo
umore.
«Che brutto spettacolo dai di te» la rimproverò Nigel,
scuotendo la testa. Smontò da cavallo, si tolse i guanti e li
appoggiò alla bandoliera. La squadrò da capo a piedi con
quegli occhi azzurro chiaro. «Hai rovinato il tuo vestito.»
Raina si scostò dal viso una ciocca di capelli arruffati e
guardò le sue gonne color zafferano macchiate di fango.
Fece spallucce. «Era il vestito più vecchio che avessi ed è
valsa la pena sacrificarlo per vincere la corsa.»
Nigel ridacchiò e le prese le mani tra le sue. «Non è
questo il punto» l'ammonì. «Le vere dame non vanno in giro
a rovinare le loro vesti solo per vincere una corsa. Inoltre, la
tua competitività è… Be', è disdicevole.»
Contrariata, Raina allontanò le mani da quelle di Nigel.
Negli ultimi mesi era cambiato. Era diventato così
terribilmente serio riguardo ad ogni cosa. Cos'era successo
al ragazzo che incoraggiava i suoi scherzi, che la sosteneva
qualunque cosa facesse? «Ti piaceva gareggiare con me»
sussurrò, e persino a lei quest'osservazione suonò più come
un'accusa.
«Infatti,» replicò Nigel «quando eravamo bambini.
Adesso non sei più una bambina, Raina. Sei diventata una
donna. E io sono un uomo. Il tempo dei giochi è finito.»
Quando Raina assunse un'espressione triste, lui le si
avvicinò e con la mano le sollevò il mento. «Se è la mia resa
che vuoi, va bene. L'avrai. Hai vinto la gara e mi dichiaro
sconfitto… Come sempre, quando si tratta di te, tesoro mio.
Ora, potresti trovare il modo di curare il mio orgoglio ferito?
Concedimi qualcosa da assaporare mentre combatto per il
tuo amore nel torneo di domani.»
Si sporse per baciarla.