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Raina lo strinse forte, cercando di calmare i suoi singhiozzi,
rassicurandolo del fatto che stava bene e che nessuno le
aveva fatto del male.
Mentre suo padre si stringeva a lei, mormorando frasi
prive di senso, Raina si rese conto che negli ultimi giorni
non si era lavato e che puzzava di vino. Se si fosse trattato
di un altro uomo, Raina non se ne sarebbe preoccupata, ma
suo padre non beveva mai. All'improvviso si sentì in colpa
al pensiero che fosse stata la sua assenza a ridurlo così,
mentre lei si consolava tra le braccia del nemico.
Dio, doveva dirgli tutto. Lo allontanò da sé e gli
accarezzò le gote canute. «Papà, ho tante cose da dirti.»
Lui annuì distrattamente e la guardò con aria distaccata,
come se non riuscisse a metterla a fuoco. «Sì, ma certo.
Certo…»
La folla che aveva salutato il ritorno di Raina si era ora
riunita nella corte interna. Erano tutti stretti intorno a lei e
al vecchio e la sommergevano di domande sulla prigionia e
su come fosse riuscita a scappare dalle grinfie di quel
codardo del suo rapitore. Raina non rispose a nessuna di
quelle persone, continuando a osservare preoccupata suo
padre, alquanto disorientato.
«Papà, ti prego» gli sussurrò «ho bisogno di parlarti in
privato.»
A quella richiesta accorata il barone sembrò tornare in sé.
Le mise un braccio intorno alle spalle con fare protettivo e
facendosi largo la scortò tra la folla. «Indietro!» gridò. «Non
vedete che mia figlia è stanca? State indietro, indietro!»
La scortò dentro la fortezza, attraversando il grande
salone fino ai suoi appartamenti. Raina lo seguì senza dire
una parola e si fermò al centro della stanza quando lui si
voltò per chiudere la porta. Non riusciva a credere a quanto
il castello fosse cambiato durante la sua assenza.
Un vassoio di cibo ormai andato a male era stato