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aspetto. «È un peccato che re Stephen al momento sia
impegnato in affari di stato e non possa vedere come il peso
politico di Norworth sia magnificamente rappresentato,
milord.»
«Già» mormorò appena il barone, con la bocca piena di
cibo. Con un gesto della mano scacciò uno sciame di
moscerini che aveva attaccato il suo pasto. Avrebbe voluto
potersi liberare altrettanto facilmente di quella scocciatura
in armatura.
«Ovviamente,» proseguì Nigel «un politico accorto
potrebbe prendere l'assenza del re come un'opportunità per
guadagnare consensi da solo. Specialmente in questo
momento di malcontento generale.»
Il barone d'Bussy smise di masticare. Aveva rinunciato
alle conquiste e al mettersi in mostra molti anni prima, e
voleva che il torneo fosse un semplice intrattenimento
estivo. Tuttavia, si sa che le vecchie abitudini sono dure a
morire, e il politico che era in lui trovò un'irresistibile dose
di intrigo nel suggerimento di Nigel. Non volendo però
incoraggiare il suggerimento del giovane, il barone cercò di
usare un tono molto colloquiale. «Cosa te ne fai tu, ragazzo,
di questo malcontento?»
Nigel sorrise, chiaramente compiaciuto di sé. «Non c'è
bisogno che vi dica, milord, che i più importanti baroni del
re, molti dei quali sono qui oggi, hanno detto di voler
proteggere l'Inghilterra dal dominio francese subito dopo la
morte del nostro amato re.»
Il barone accennò un sorriso compiaciuto. Stephen era
disprezzato da molti e rispettato da una minoranza che
accettava di buon grado i suoi modi permissivi. Fedele
prima di tutto a sé stesso, il barone d'Bussy voleva essere
sicuro di avere agganci in entrambe le direzioni. «E questa
protezione non sarà compiuta quando Stephen nominerà
Eustace erede al trono?»