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«Devo vederlo!»
«Forse, dopo che ci saremo sposati.» Nigel le scostò i
capelli dal viso. «O forse nemmeno allora. Devi fidarti di
me. So che ne sei capace, perché ti sei fidata di lui. Forse, se
ti portassi a letto saresti più disposta a farlo, vero? Non ti è
bastato forse andare a letto con lui per voltare le spalle a tuo
padre?»
«Non sono una traditrice» replicò Raina con veemenza.
«E nemmeno Gunnar lo è. A quanto ho visto finora, l'unico
incline alla slealtà sei t…»
«Fai attenzione a quello che dici, tesoro» la rimproverò
lui mettendole un dito sulle labbra. «Farai meglio a cercare
di tenermi buono, perché potrei sempre chiuderti nelle
segrete come ho fatto…»
Ma Nigel non ebbe bisogno di completare la frase, perché
sapeva che Raina aveva capito. Gunnar si trovava a
Norworth.
Raina si sforzò di non mostrare il sollievo. Avrebbe
voluto ridere e gridare di gioia. Gunnar era a Norworth e
dentro di sé Raina sapeva che era ancora vivo.
E lo avrebbe trovato.
«Ti terrò d'occhio. Stasera voglio vederti a cena, seduta
accanto a me, tranquilla e docile. Annuncerò il nostro
matrimonio.» Raina tentò di protestare, ma Nigel la zittì
con uno sguardo. «Se non vuoi farlo per me, fallo per
Rutledge. Quel miserabile è messo piuttosto male e non so
per quanto ancora riuscirà a sopportare il mio umore.»
Raina si piegò a presenziare alla cena seduta accanto a
Nigel. Accettava le condoglianze con distacco e fingeva di
non accorgersi dei sussurri di riprovazione che
serpeggiavano nel salone. Nigel non si scomodò a inscenare
un po' di sofferenza; al contrario, aveva pensato bene di
ingaggiare un gruppo di cantastorie per intrattenere la gente