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In realtà Rutledge non puzzava tanto quanto lei voleva
fargli credere, ma pensava che ferire il suo orgoglio fosse il
modo migliore per dissuaderlo dai suoi intenti. Non doveva
sapere che trovava il suo odore, così come tutto il suo
essere, una terribile tentazione.
Rutledge si sentì preso in contropiede e rise anche se la
sua espressione era piuttosto contrariata. Raina non batté
ciglio e mantenne la sua postura raddrizzando le spalle.
L'espressione sul volto di Rutledge cambiò in fretta, ma la
calma con cui la guardava non riusciva a nascondere la sua
vanità ferita. Sollevò un braccio e si annusò in un gesto di
deliberata crudezza.
«Perdonami, milady» replicò Gunnar usando un tono di
scuse quasi convincente. «Sembra proprio che tu abbia
ragione. E ho anche dimenticato le buone maniere. Non
offrire la possibilità di fare un bagno alla mia ospite è
davvero una grande mancanza di cortesia.» E di nuovo le
rivolse quel sorriso smagliante e crudele che fece capire a
Raina di essersi cacciata in un bel pasticcio.
Fu l'unico avvertimento che ricevette. Gunnar la prese in
braccio e andò verso la porta ignorando le richieste di Raina
di essere liberata e i suoi tentativi di divincolarsi. Così
facendo riuscì solo a ritardare di un attimo l'apertura della
porta con il risultato di innervosire Gunnar ancora di più.
«Cos'hai intenzione di fare?» gridò Raina mentre di forza
veniva portata giù per le scale. Lo maledì ad alta voce
quando lui si rifiutò di risponderle e quando infine
attraversarono il salone, Raina si sentì umiliata nel vedere
tutte quelle facce assonnate che la guardavano incredule.
Un attimo dopo Gunnar si stava già dirigendo verso la
grata del cancello. Aveva intenzione di scaraventarla fuori
dalla fortezza? L'aveva fatto innervosire a tal punto da fargli
desiderare di sbarazzarsi di lei? L'idea avrebbe dovuto
rallegrarla e invece si scoprì delusa al pensiero che lui