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colpo. «Sono davvero molto deluso, milord.»
Gunnar balzò davanti ad Alaric e lo guardò incredulo.
«Tu sei deluso da me?»
Lo scudiero non lo guardò negli occhi. «Consolarla non
era compito mio, e di questo mi scuso, ma sentirla piangere
così… Non ho potuto farne a meno.»
«Una debolezza di cui porterai i segni sulla schiena per
tutta la vita, ragazzo.» L'umorismo nel tono di Gunnar rese
la minaccia più simile a un rimprovero. Si schiarì la gola e
riprese a camminare su e giù per la stalla. «Non ti ho
insegnato niente in questi quattro anni? Un cavaliere,
dannazione, non può permettersi di essere preda delle sue
emozioni. È una lezione molto dolorosa da imparare, ma
devi farlo se vuoi sopravvivere.»
«Sì, milord.» L'espressione di Alaric si fece pensierosa.
Poi si sollevò la tunica e la portò sopra la testa. Le sue
scapole sporgevano sulla pelle chiara della schiena e
Gunnar aveva dimenticato il motivo per cui l'aveva portato
nella stalla. Alaric invece, pieno di orgoglio e onore, no.
S'inginocchiò sulla paglia e si aggrappò alla trave che era di
fronte a lui.
Con aria perplessa, Gunnar appoggiò la torcia su un
supporto di ferro attaccato a una delle travi. Il vino e il
rimorso avevano reso la sua andatura pesante. Mosse
qualche passo e prese la frusta. Un cavallo nitrì. Gunnar si
posizionò dietro Alaric e lentamente srotolò la frusta.
Mentre la teneva saldamente in mano guardò la tela bianca
che era la schiena di Alaric.
Gli pulsavano le tempie e all'improvviso fu colto dalla
nausea. Nel tentativo di sconfiggere la sua indecisione,
Gunnar fece un'altra sorsata di vino, che gli fece bruciare la
gola. Avrebbe voluto prendere il posto di Alaric, com'era già
successo quattro anni prima. Detestava doverlo punire! Non
aveva mai alzato le mani su qualcuno più debole di lui e