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Rutledge si mosse così in fretta, che Raina ebbe appena il
tempo di capire cosa stava succedendo. In una sola mossa,
la sollevò dalla sedia e la sdraiò sul tavolo, mettendosi sopra
di lei. All'improvviso il chiacchiericcio nel salone cessò, ma
quando Rutledge si mise tra le cosce di Raina, tutti eruppero
in grida di gioia e risate. Con una mano, Rutledge le
bloccava entrambi i polsi sulla testa e con l'altra le toccava
un seno. Poi la baciò come avrebbe fatto il peggiore dei
farabutti.
Scioccata e scandalizzata nel sentire i fianchi di Rutledge
tra le sue cosce, prese a scalciare e a dimenarsi sotto di lui,
offesa per come la stesse umiliando davanti ai suoi uomini.
Le proteste di Raina ebbero l'unico effetto di aumentare il
baccano, tanto che a un certo punto i cavalieri presero a
battere i bicchieri e le stoviglie sui tavoli in segno di
approvazione.
«Lasciami andare!» gridò Raina.
«Prova a dire una sola parola a qualcuno e dovrò
dimostrarti che non sono un bugiardo… su entrambi i
fronti.»
Raina si sentì paralizzata dai suoi occhi, più di quanto
non lo fosse dal peso del suo corpo. Lo sguardo furente di
Rutledge le fece capire che non stava scherzando. «Sei una
bestia!» sbottò lei. Per tutta risposta lui le sorrise, poi la
baciò sul naso prima di sollevarsi risistemandosi la tunica,
come se non avesse un problema al mondo.
Anche Raina si sollevò sui gomiti. «Schifoso villano!»
Provò ad assestargli un calcio all'inguine ma Rutledge lo
schivò lesto e rise di gusto. Era così pieno di sé!
«Rospo spregevole!» gli gridò contro Raina e afferrò il
pezzo di pane sbocconcellato per tirarglielo addosso.
«Tutti nel cortile, uomini!» gridò Rutledge ignorando gli
insulti di Raina con imperturbabile distacco. Le rivolse un
sorrisetto diabolico. «Questa donna non fa altro che