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Rideva mentre correva sull'erba della corte interna, ebbra
di gioia al pensiero che avrebbe rivisto Gunnar. La gente del
castello aveva smesso di lavorare, attirata dall'annuncio del
rientro del loro lord. Tutti guardavano Raina con fervente
curiosità ma a lei non importava di quello che avrebbero
potuto pensare. Un po' di folla si era riunita davanti al
cancello e Raina avanzava a stento tra di loro, ansiosa
anche lei di raggiungerlo.
Nigel fu il primo ad attraversare al galoppo il ponte
levatoio. Gridava qualcosa mentre frenava il suo cavallo,
ma Raina quasi non si accorse di lui presa com'era ad
ascoltare il rumore che facevano gli altri due cavalli che si
stavano avvicinando.
La folla dietro di lei iniziò a disperdersi ma Raina
desiderava che scomparissero tutti quelli che erano ancora
davanti a lei. Si tirò sulle punte dei piedi, nel tentativo di
sbirciare tra le loro teste suo padre e Gunnar. Non
dovevano essere poi così lontani. Ma dov'erano? La
confusione dietro di lei divenne pian piano un clamore.
Poi il ponte levatoio fu richiuso.
«No!»
La voce di Raina si levò sopra la folla. Gli uomini che
manovravano l'argano del ponte si fermarono a guardarla
con espressioni serie, colpevoli.
All'improvviso le grida di Nigel divennero orribilmente
chiare: Imboscata! Rutledge ci ha traditi! Il nostro lord è morto!
«No» sussurrò tra sé e sé Raina, scuotendo la testa. Non
poteva essere vero. «Dev'esserci un errore!»
Ma le catene del ponte levatoio ripresero a cigolare e
l'imponente cancello di legno si richiuse con un boato. Non
appena la fortezza fu al sicuro, i contadini si affrettarono a
riportare pecore e polli nei loro recinti e a ripulire la corte.
Raina restò in piedi sconvolta e stordita davanti alle
sbarre di ferro che la separavano da Gunnar per sempre.