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icchieri e i dadi. Alaric gemette mentre Gunnar lo stendeva
sul tavolo e si inginocchiava accanto a lui. «Non avrei mai
dovuto permetterti di restare là fuori» sussurrò Gunnar.
«Maledetto ragazzino testardo.»
La voce preoccupata di Raina fece rialzare
immediatamente Gunnar. Un attimo dopo era lì con lui. Si
chinò su Alaric e con una manica del vestito gli asciugò il
viso bagnato di pioggia. Poi guardò Gunnar con aria
accusatoria. «Cosa gli è successo?»
«Un cinghiale…» mormorò Gunnar scuotendo la testa.
«È stato ferito durante la battuta di caccia. Maledizione… la
sua gamba non è ridotta bene.»
Raina si concentrò su Alaric. Gli tolse le bende dalla
ferita e restò a bocca aperta. Fece un bel respiro e quando
finalmente parlò, la sua voce era calma, posata. «Agnes,
portami molti pezzi di stoffa! E coperte!» Poi si rivolse a
Dorcas. «Ho bisogno di molto vino per pulirgli la ferita.»
Entrambe le donne si affrettarono a eseguire gli ordini
mentre Raina tornava a occuparsi di Alaric.
«Sei in grado di aiutarlo?» le chiese Gunnar speranzoso.
«In realtà non lo so. Non ho mai visto una ferita del
genere.»
Gunnar impallidì. «Wesley ha detto che potrebbe perdere
la gamba.»
Raina gettò a terra le bende insanguinate e si ripulì le
mani sulle gonne. Senza nemmeno guardarlo replicò:
«Spero solo che sopravviva.»
La gravità di quelle parole fece vacillare Gunnar. Alaric
rischiava di morire? No, impossibile! Il ragazzo era forte,
pieno di vita. Non poteva andarsene così.
Gunnar smise di pensarci quando vide tornare Dorcas e
Agnes con il vino e i panni puliti. Raina li guardò come se
stesse facendo un inventario di ciò che le sarebbe potuto
servire. «Avrò bisogno di altri panni puliti, perché non