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«Nigel, sei impazzito? Lasciami andare!»
Lui ignorò le sue richieste e continuò a baciarle il collo.
«Devo pregarti, Raina? Lo farò e non me ne vergogno.
Dimmi cosa devo fare e lo farò.» La tirò ancora di più a sé,
la sua presa era forte come l'acciaio.
«Nigel, mi stai facendo male! Ti prego, lasciami andare!»
«Mai» rispose lui. «Non ti lascerò mai andare. Lasciati
amare, Raina. Concediti a me, qui, adesso. Lasciati amare e
tuo padre non avrà nulla da ridire sul nostro matrimonio.»
Raina non riusciva a concepire un'idea tanto
sconvolgente, ma intanto Nigel aveva allungato una mano
per toccarle il seno. Scioccata e infuriata, Raina lo
schiaffeggiò. Nigel la liberò all'istante e si toccò la guancia
arrossata.
«Nigel, io…» Raina voleva scusarsi ma non riusciva a
trovare le parole per farlo.
Per tutta risposta, Nigel l'afferrò per le braccia e la
strattonò tirandola violentemente a sé.
«Non osare colpirmi ancora, Raina,» sibilò a denti stretti
«o ti prometto che ti colpirò a mia volta e non dimenticherai
mai più qual è il tuo posto.»
Il viso di Nigel ora era molto vicino a quello di lei, la
rabbia aveva reso affannoso il suo respiro. Nei suoi occhi,
Raina vide una rabbia feroce, incontrollabile, che la
spaventò e la spinse a indietreggiare. Prima di piegarsi verso
di lei e premere con forza le labbra sulle sue, fino a farla
sanguinare, Nigel emise un grugnito simile a quello di un
animale.
Raina provò a divincolarsi con uno strattone, ma lui la
tirò di nuovo a sé. Le sue dita affondavano nelle braccia
della ragazza, mentre le spingeva a forza la lingua in bocca.
Raina si sentì nauseata, il disgusto le torse le viscere. La
presa di Nigel era forte, fredda e implacabile, e per la prima
volta nella sua vita Raina ebbe paura di lui.