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aveva la Bibbia appoggiata sulle ginocchia. Leggeva
tranquilla ed eravate il ritratto della beatitudine. È stata la
dimostrazione d'amore più profonda che abbia mai visto.
Me ne stavo lì a guardarvi e ad ascoltare tua madre leggere,
quando uno dei miei amici mi trovò e mi trascinò di nuovo
a giocare.» Si fermò all'improvviso. «Perché piangi?»
«Dopo la sua morte, ho preso in mano quella Bibbia così
tante volte e la leggevo convinta che avrei sentito la sua
voce. Credevo che avrei sentito le sue braccia intorno a me.
Ho sempre pensato che si trattasse solo di un desiderio, di
un sogno.»
«No, non era un sogno» le disse Gunnar mentre le
accarezzava i capelli.
Il racconto di Gunnar le aveva alleggerito il cuore ma un
altro pensiero oscuro le si andava formando in testa. Cosa
aveva trasformato sua madre nella creatura tetra che era
diventata? Cosa l'aveva tenuta chiusa nella sua stanza per
tutti quegli anni? Raina ricacciò immediatamente indietro la
spiegazione che lentamente stava emergendo dal suo cuore.
Era troppo tremenda per prenderla in considerazione.
Gunnar le sollevò il mento e le asciugò una lacrima. «Il
sole sta per tramontare e devi ancora decidere cosa vuoi in
premio» le ricordò, cercando di distrarla. «Cosa desideri,
milady?»
Raina riuscì a stento a non dar voce alla richiesta che
aveva sulle labbra. Voleva il suo cuore e il suo amore. Ma
sapeva di non poterlo chiedere. Non avrebbe sopportato un
suo rifiuto. E allora disse: «Hai trascorso la giornata con me
e mi hai regalato un ricordo prezioso di mia madre. È
abbastanza direi.»
«Se non mi dici cosa desideri,» disse Gunnar
prendendola in giro «sarò felice di chiedere un altro premio
per me.»
Raina rise mentre lui si metteva sopra di lei. Senza che lei