Scaricare - Condividere un file PDF

ipuliva la ferita con un panno. «Credo proprio che dovrò
ricucirla.» Si aspettava un rifiuto da parte di Gunnar e si
ricordò che molti dei soldati di suo padre preferivano di
gran lunga soffrire per le ferite e vivere poi con orribili
cicatrici, piuttosto che farsi ricucire. Ma Gunnar si strinse
semplicemente nelle spalle.
Raina prese i lembi della ferita, li avvicinò il più
delicatamente possibile e infilò l'ago nella pelle di Gunnar
facendo una smorfia come se sentisse il suo dolore. «Alaric
deve essere migliorato molto se è stato in grado di colpire
così il suo maestro.»
«Oh no… No, milady!» sbottò Alaric a quel
complimento. «Non l'ho colpito perché sono stato bravo,
ma perché milord si è distratto…»
Gunnar gli fece capire con un'occhiata che doveva tacere.
«Avevo il sole negli occhi» sentenziò.
«Oh» commentò Raina e tornò a ricucirgli la ferita.
Quando parlò di nuovo, il suo tono era più sagace, beffardo.
«In futuro cerca di stare più attento, milord. E Alaric, farai
bene a imparare da queste circostanze. Mio padre mi ha
sempre detto che un cavaliere non può permettersi di avere
distrazioni sul campo di battaglia.»
«No, milady» mormorò Alaric.
«Adesso potete anche smettere di blaterare» s'intromise
Gunnar. «Ragazzo, vai a prendermi un boccale di birra. Ho
sete e sono stanco di vederti.»
Alaric si affrettò a eseguire l'ordine del suo lord. La porta
si richiuse e Gunnar si ritrovò da solo e a disagio con Raina.
La guardava ricucire la ferita. Il tocco delle sue dita era
delicato e cercava di non fargli più male del necessario. Ma
Raina non sapeva che la più grande fonte di disagio per
Gunnar era proprio la sua vicinanza e la dolcezza delle sue
dita sulla pelle. Dovette controllarsi molto per impedirsi di