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Raina aveva cercato di tenersi occupata tutto il giorno in
cucina nel tentativo di non pensare all'incontro tra Gunnar e
suo padre. Era stato difficile per lei concentrarsi persino sui
compiti più semplici, perché l'ansia le faceva tremare le dita
e ogni minimo rumore le faceva saltare il cuore in gola. Uno
dei cani si era messo ad abbaiare, e lei dallo spavento aveva
rovesciato una ciotola di fagioli. Li stava ancora
raccogliendo quando uno dei banditori annunciò con uno
squillo di tromba il ritorno di suo padre al castello.
Saltò in piedi e mise nella ciotola la manciata di fagioli
che aveva raccolto. «Sono tornati!» gridò quasi senza fiato
per l'eccitazione mentre abbracciava Eda, la cuoca, che
l'aveva sopportata tutto il giorno. «Oh, Eda, sono tornati!»
«Grazie al cielo» replicò la donna con un sorriso. «Forse
adesso riuscirò a finire il mio lavoro.»
Raina scoppiò a ridere poi si sollevò un po' le gonne per
poter correre meglio fuori dalla cucina e attraverso il salone.
«Sono tornati!» annunciò piena di gioia a un gruppo di
cavalieri riuniti attorno a un tavolo.
Le catene del ponte levatoio furono abbassate con un
fragore che riecheggiò lungo il tortuoso corridoio che
conduceva alla corte interna, mentre il grande cancello di
legno si apriva sul fossato che circondava la fortezza di
Norworth. Raina aveva immaginato per tutto il giorno di
vedere suo padre e Gunnar cavalcare insieme verso il
castello. Il fragore dei cavalli al galoppo sul ponte la fecero
andare ancora più in fretta, forse troppo in fretta, perché
lungo le scale anguste che portavano verso la corte interna,
Raina perse l'equilibrio rischiando di cadere.