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Alaric abbassò la testa e mormorò in fretta: «Sì, milord»
ma esitava a obbedire. A metà strada in direzione delle
stalle, si voltò a guardare Raina e per poco non inciampò.
«Il mio scudiero» spiegò Rutledge. «Il suo apprezzamento
per la bellezza femminile è superato solo dalla lealtà che
nutre nei miei confronti, perciò non credere di abbindolarlo
con le tue confidenze.»
«Abbindolarlo?» replicò Raina, più arrabbiata per la sua
insinuazione che lusingata dal complimento. Camminava
dietro di lui quando Rutledge le afferrò la mano e la portò
verso la fortezza. «Non pensavo a niente del genere» disse
con veemenza «e inizio a essere stanca di te e di tutti i tuoi
sospetti!»
Dietro di loro qualcuno si lasciò andare a una risatina
maliziosa. «La ragazza ha una lingua fin troppo tagliente, se
vuoi sapere come la penso.»
«Non te l'ho chiesto, Burc» ringhiò Rutledge voltandosi e
mettendosi tra Raina e l'uomo che si stava avvicinando.
Era il cavaliere imponente che Raina aveva sorpreso più
volte a lanciarle occhiate maliziose durante il viaggio.
Aveva sempre avuto uno sguardo impenetrabile, ma adesso
non era in grado di sostenere quello di Rutledge. Quando
Rutledge strinse ancora di più la mano di Raina, pronto a
scortarla dentro il castello, il tono di Burc si fece scurrile.
«Maledizione! Ci avevi promesso una bella incursione e ci
avevi detto che avremmo potuto saccheggiare a nostro
piacimento il castello di Norworth. Tutto quello che
abbiamo ottenuto invece, sono state pance vuote e culi
doloranti per tutto il tempo che abbiamo passato a cavallo…
e lei.» Inclinò la testa indicando Raina, poi sorrise come se
un'idea brillante gli avesse appena attraversato la mente; un
sorrisetto compiaciuto apparve in mezzo alla sua barba
incolta. «Dato che è tutto ciò che ci siamo portati via da
Norworth, forse dovremmo averne un pezzetto tutti!»