pater familias

Cheronea, vissuto in età traianea, compara le vestali alle
sole altre donne che poterono agire senza un tutore, le
madri di tre figli, anche se questo fu un privilegio concesso
da Augusto molti secoli dopo 220 . Ciò non deve
sorprendere, perché pure in Gai.1,145 le due eccezioni
sono presentate insieme, pur avendo avuto origine in
epoche diverse.
Passiamo ora all’opinione degli autori che non danno
credito alla testimonianza plutarchea. Mi riferisco in
particolare al pensiero di Sacchi 221 , il quale osserva prima
di tutto che Gellio, contrariamente a Plutarco, non
menziona il privilegio in esame nella sua trattazione sulla
vita delle vestali 222 . Sacchi ritiene quindi che i veteres
citati da Gaio non siano giuristi di epoca predecemvirale,
ma che appartengano alla giurisprudenza tardo
repubblicana, osservando che Gaio, alla fine del primo
libro delle sue Istituzioni, quindi proprio in tema di tutela,
utilizza solo quattro volte il termine veteres: in Gai.1,144 e
145, ma anche nel successivo 165, con il significato di
“interpreti del codice decemvirale” in materia di tutela
patronale, e, da ultimo, in 188, occupandosi della disputa
sui genera tutelarum a cui parteciparono Quinto Mucio,
Servio Sulpicio Rufo, Labeone ed altri. Sacchi considera,
appunto, decisiva quest’ultima identificazione dei veteres;
afferma, quindi, che i giuristi romani abbiano riconosciuto
il principio in questione in un periodo compreso fra la fine
del II sec. a.C. e l’inizio del I d.C..
220
Vd. infra cap.4 § 1.
221
SACCHI O., Il privilegio dell’esenzione dalla tutela per le
vestali, cit., 329ss.
222
Come si vede, in particolare, in Noctes Atticae, I,12,9, dove è
scritto solo che la fanciulla, dopo la captio del Pontefice Massimo,
usciva dalla patria potestas Vd. infra p. 95.
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