pater familias

problemi alla radice ed evitando di ricorrere al magistrato
per ogni singolo atto dispositivo a cui il tutor non volesse
dare il suo consenso 390 . Ottenuto il consenso tutorio alla
coemptio la donna, a questo punto, aveva bisogno della
collaborazione di due persone di fiducia: il coemptionator,
suo marito o un extraneus, ed un terzo. Si tratta, infatti, di
un procedimento di cui la coemptio costituisce il primo
atto.
Il coemptionator, subito dopo l’imaginaria venditio,
liberava la donna dalla manus, remancipandola 391 a colui
che la donna aveva scelto come tutore e questi, tramite
manumissio vindicta, le ridava la libertà, divenendo suo
tutor fiduciarius 392 . Si ritiene probabile che se il marito
non avesse svolto il ruolo di coemptionator avrebbe potuto
essere colui al quale la donna era data in mancipio dal
titolare della manus extraneus, in modo da poterle essere,
dopo la manumissio, sia marito che tutore.
2.2.3. Sorte del patrimonio della donna conventa in manum
fiduciae causa.
Chiariti gli effetti personali della coemptio fiduciaria, è
necessario capire quali fossero quelli patrimoniali. La
donna sui iuris sceglieva di sottoporsi a coemptio,
remancipatio e successiva manumissio con lo scopo di
riottenere lo status di sui iuris unito al vantaggio di essere
affiancata da un tutore da lei scelto. Quello che ci si chiede
è quale fosse la sorte del patrimonio muliebre nel seppur
390
SCHUPFER, La famiglia secondo il diritto romano, cit., 108 s.
391
Gai. 1, 118 e 118 a.
392
Tit. ex corp. Ulp. 11,5 e Gai. 1,166.
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