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pater familias

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Gai. 1,172: Sed fiduciarios quoque quidam putaverunt<br />

cedendae tutelae ius non habere, cum ipsi se oneri<br />

subiecerint. Quod etsi placeat, in parente tamen, qui<br />

filiam neptemve aut proneptem alteri ea lege mancipio<br />

dedit, ut sibi remanciparetur, remancipatamque<br />

manumisit, idem dici non debet, cum is et legitimus<br />

tutor habeatur: et non minus huic quam patronis<br />

honor praestandus est.<br />

A Zannini 100 pare che Gaio abbia voluto discostarsi dal<br />

pensiero della tutela intesa come un onere. Sembra, più<br />

che altro, che il giureconsulto, pur non respingendo<br />

l’opinione degli altri giuristi, abbia voluto dare un’altra<br />

spiegazione all’esclusione dei tutori fiduciari dal beneficio<br />

in esame. L’unico ad avere il diritto di attuare l’in iure<br />

cessio tutelae era il tutore legittimo in quanto tale 101 , non<br />

solo per il fatto di non aver scelto di essere tutore. Infatti<br />

Gaio precisa che il parens manumissor, pur avendo per sua<br />

volontà emancipato e manomesso la figlia, la nipote o la<br />

pronipote, poteva cedere, davanti al magistrato, la tutela,<br />

poiché era considerato tutor ex lege avente lo stesso honor<br />

dei patroni. A conferma di ciò si può considerare, anche se<br />

la fonte non lo contempla, il caso del figlio del parens<br />

manumissor, che, pur non avendo spontaneamente assunto<br />

la tutela, essendo tutore fiduciario per il diritto, non poteva<br />

cedere in iure tutelam, a differenza del figlio del patrono, il<br />

quale ereditava la qualifica di tutor legitimus dal padre.<br />

Il ius cedendae tutelae competeva al solo tutore legittimo,<br />

poiché era l’unico ad essere titolare di un vero e proprio<br />

100<br />

Cfr. ZANNINI Studi. II, cit., 40 nt.66, ma in merito all’analisi di<br />

“quod etsi placeat”.<br />

101<br />

ZANNINI P., Studi, II, cit., 42.<br />

42

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