pater familias

Institutiones 1,115a ci informa che la necessità della
coemptio testamenti faciendi gratia riguardava tutte le
donne exceptis quibusdam personis.
Sicuramente avevano il ius testandi le vestali 421 , lo afferma
Plutarco, enunciando la loro esenzione dalla tutela:
Plutarchus, Numa X, 5: Tιμάς δέ μεγάλας απέδωκεν
αυταίς, ών έστι καί τό διαθέσθαι ζωντος εξειναι πατρός
καί ταλλα πράττειν ανευ προστάτου διαγούσας, ώσπερ αι
τριπαιδες.
Le sacerdotesse di Vesta, come si legge chiaramente in
Gellio, non solo erano esentate dalla tutela, ma potevano
fare testamento vivo patre e sine emancipatione ac sine
capitis minutione:
Gellius, Noctes Atticae, I, 12, 9: Virgo autem vestalis
simul est capta atque in atrium Vestae diducta et
pontificibus tradita est, eo statim tempore sine
emancipatione ac sine capitis minutione e patris
potestate exit et ius testamenti faciundi adipiscitur.
Il particolare dell’esenzione della tutela non rileva ai nostri
fini e nemmeno sorprende che alle sacerdotesse di Vesta
fosse riconosciuta la testamenti factio tout court:
l’appartenenza all’ordine sacerdotale conferiva loro uno
status personale e sociale diversissimo da quello delle altre
donne. É significativo che Gellio abbia specificato,
nell’enunciare il ius testandi delle Vestali, che avevano
tale diritto “senza emancipazione e senza diminuzione di
421 VOLTERRA E., Sulla capacità, cit., 83; GUIZZI F., Aspetti
giuridici del sacerdozio romano, cit., 192.
186